Tutti gli uomini scambiano i limiti del loro campo visivo per i limiti del mondo
– A. Schopenhauer –
INTENTO: SI’ GRAZIE !
Per un runner l’allenamento è importante.
E’ risaputo: la gara non si fa in gara, si fa in allenamento. Ogni prestazione si costruisce attraverso l’impegno profuso nelle giornate d’allenamento fatte, magari, di solitarie ripetute al campo, di lunghi lenti ammirando la natura o di corti veloci fatti in compagnia di amici; allenamenti per l’incremento della base aerobica, per il miglioramento della forza o della velocità.
La gara è, in tutto questo, solo l’epilogo di un lungo viaggio a tappe: un percorso che continua nel tempo, ma cominciato molti mesi prima, proprio con l’inizio degli allenamenti.
Porsi degli obiettivi e mirare ad essi: è questo a cui possiamo puntare quando ci accingiamo a preparare una gara.
L’Intento: la consapevolezza di ciò che si desidera veramente
Spesso come uomini o come atleti siamo attratti dall’azione immediata e dal fare, ignorando, così alcuni concetti chiave quali obiettivi, compiti, motivi ed intenzioni. In particolare facciamo fatica a focalizzare a pieno l’intento sottostante alle nostre azioni.
L’intento è ciò che si desidera realizzare o raggiungere; è il proposito, l’intenzione profonda che fa scaturire i comportamenti. L’intento è la finalità, il risultato atteso, lo scopo che ci si propone di ottenere. E’ un “risultato” tangibile, misurabile, concreto con ricaduta sulla performance.
Dalla mia esperienza, come allenatore mentale ed atleta, la differenza tra un buon intento ed un intento che potrebbe fallire, è data dal fatto che il primo trae origine da un sogno, da una passione. E’ qualcosa di fortemente desiderato, quasi utopistico e per questo percepito come allettante e, in qualche modo, rischioso.
“Da grande voglio partecipare alle Olimpiadi!” può rappresentare la frase tipica di un bambino, ma rappresenta, allo stesso tempo, un sogno personale, una sorta di visione che spinge ad agire.
Chi non ha sogni è spesso disorientato e attraversa la vita senza una meta precisa. Risvegliando i nostri sogni possiamo dare un significato alla nostra esistenza ed essi possono spronarci a fare cose sempre più elevate e migliori. Per trovare i nostri sogni, anche sportivi, non bisogna guardare fuori, ma è utile guardarsi dentro: fare contatto con la nostra parte più intima ed autentica. Focalizzando questo, riusciamo a darci delle buone ragioni per muoverci e si alimenta così la nostra motivazione più profonda.
Partire dal sogno, ci consente di verificare nuove strade, trovare nuove possibilità; ci offre maggiore ispirazione e creatività, favorisce una reale motivazione interiore e ci orienta al futuro.
Agire concretamente tenendo conto del sogno ci permette di riconoscere che il nostro obiettivo non è altro che una tappa di avvicinamento che si colloca tra dove siamo ora e dove desideriamo essere: tra dove siamo ora e la “nostra Olimpiade”.
Il passaggio dal sogno alla realtà può avvenire proprio attraverso un’efficace ed esplicita definizione dei nostri intenti: si passa così dai semplici “buoni propositi” ad obiettivi ben formati e, soprattutto, orientati alla concretezza.
“ Sì ”: l’affermazione positiva del nostro intento
La prima cosa che concretamente possiamo fare è affermare il nostro intento in maniera chiara, dettagliata e specifica.
In genere si ha la tendenza a pensare ai propri obiettivi in maniera ampia o vaga: … “farò del mio meglio” … “vado lì e vedo che succede” … “mi basta arrivare” … “voglio fare un buon tempo”. Pensando ad esempio ad una maratona o una corsa a tappe, l’obiettivo pare scontato ed in genere è identificato con lo striscione di arrivo, con la fatidica finish line. Ma ciò è vero solo in parte: il traguardo è una cosa, il nostro obiettivo, per “quella” maratona, è altra cosa. Un “… mi basta arrivare… ” è troppo nebuloso e vago: anche il risultato sarà nebuloso e vago.
Una volta che l’obiettivo viene individuato esso deve essere esplicitato e definito con puntiglio, dettagliatamente e dev’essere espresso in maniera chiara e comprensibile.
Nel pensare all’obiettivo con specificità e chiarezza è utile impiegare tutti i sensi, descrivere suoni, consistenza, odori: tutto ciò facilita la mente a costruire un’immagine precisa e particolareggiata della performance richiesta.
E’ assai utile formulare ed agire il nostro intento facendo leva sulle nostre risorse. Per l’ottimizzazione delle performance può essere vantaggioso cercare ciò che funziona e costruire il resto partendo dai punti di forza e dalle virtù individuate. Si parla, in tal senso del principio di utilizzazione che prevede proprio di utilizzare le nostre abilità, le conoscenze, i nostri talenti. Così ad esempio, prima di una gara, il fatto di porre attenzione sulle nostre risorse disponibili (piuttosto che sui punti di debolezza), ci può consentire di incanalare le nostre energie, con fiducia, verso quelle azioni che siamo più sicuri d’eseguire.
E’ opportuno dichiarare i propri obiettivi in termini positivi identificando i comportamenti da acquisire, piuttosto che i comportamenti da estinguere. Obiettivi che invece di contenere negazioni implicano la presenza di qualcosa, portano, in genere, a risultati più efficaci ed efficienti.
… Sì: esprimerci in modo positivo è già un piccolo contributo che aiuta la nostra mente a pensare in termini di successo invece che di fallimento. Evitiamo il “non mollare mai” e sostituiamolo con un sano “sempre avanti!”
Diamoci degli intenti misurabili e controllabili. Lungo un viaggio fatto a tappe, pur avendo chiara la meta, è importante sapere dove ci troviamo, avere una bussola per controllare la rotta. Quante volte, in una classica corsa domenicale non competitiva tra la natura, abbiamo intimamente ringraziato le fettucce bianche-rosse per il loro segnale: esse rappresentano per noi un feed-back evidente che ci fa dire d’essere sulla strada giusta.
Individuare degli indicatori di performance è assai utile per ricevere dei feed-back precisi, per evidenziare i gap, i progressi e le aree di miglioramento. Impariamo, inoltre, a scrivere i nostri intenti (questo dà loro forza e li cristallizza) e monitoriamo continuamente i progressi.
Focalizziamo la nostra attenzione su ciò che dipende da noi, che è entro la nostra sfera d’influenza e di responsabilità. Arrivare primi ad una gara dipende da noi solo parzialmente visto che dobbiamo fare i conti con le capacità, a noi sconosciute, degli avversari. Riuscire a girare a 4.30 al km. o affinare una tecnica specifica, dei gesti o delle misure è sotto il nostro controllo: è legato alle nostre capacità e performance personali.
La sfida, di fondo, è con noi stessi.
… Grazie!
Può capitare che delle aspirazioni eccessivamente elevate possono frustrarci. Quando le cose da fare o i problemi da risolvere eccedono le nostre capacità, cadiamo nello stress. Se la differenza tra dove siamo ora e dove vorremmo essere, o dove pensiamo di dover essere, è troppo elevata prevale un senso di frustrazione. E’ conveniente allora suddividere i grandi sogni in componenti gestibili e alla nostra portata. E’ giusto coltivare sogni ambiziosi, ma godere dei piccoli piaceri.
Quando la meta da raggiungere è elevata, al fine di costruire un piano d’azione efficiente, risulta utile partire dall’obiettivo da raggiungere ed immaginare lo stadio subito precedente, poi lo stadio precedente ancora, sino a giungere al punto di partenza. Questo significa frazionare il nostro intento: si possono stabilire i tempi, dei micro-obiettivi e suddividere il percorso in una serie successiva di azioni concrete da compiere.
Ogni giornata d’allenamento, prima d’iniziare, è utile aver programmato un intento specifico da perseguire che sia coerente con l’intento finale. Un passo alla volta e i sogni diventano raggiungibili “il viaggio di mille miglia comincia con un passo” (Lao Tzu).
In linea con il nostro intento facciamoci in anticipo il film interiore della nostra gara, dando particolare focus proprio all’esito della stessa, alle sensazioni che ne ricaveremo, ai suoni che sentiremo. La ripetuta visualizzazione dell’immagine ci predispone favorevolmente all’azione così come noi la intendiamo agire. Pensieri emozioni e comportamenti insieme ci portano al risultato finale proprio come le abbiamo pre-viste.
E, soprattutto, cerchiamo di compiere le nostre azioni con gioia e divertimento. Godiamoci in modo sano la nostra corsa: come dice un proverbio tedesco, quando un uomo è felice non sente battere l’orologio.
In tutto questo, consiglio di essere amorevoli nei propri confronti. Impariamo ad essere gratificati dalla pratica in sé e riuscire a trovare ricompensa dalla stimolante esperienza dello scoprire i limiti delle nostre capacità e nel migliorarsi per cercare di superarli. E ricordiamoci sempre di essere grati per le possibilità che abbiamo e di avere riconoscenza verso sé stessi per quanto di buono già si sta facendo, ogni giorno. “Grazie!”
Dott. Nicola di Montegnacco
Mental Coach e Gestalt Counsellor